Un’intervista intimista. Si potrebbe definire un percorso nell’interiorità, capace di entrare nell’anima e toccare le corde del cuore. Ho voluto fortemente che questa intervista fatta ad Angelica Artemisia Pedatella fosse qualcosa di profondo per conoscere l’artista, ma soprattutto la donna dalla quale emerge il tratto evidente di una particolare sensibilità e di sentimenti profondi che sono la prerogativa del suo essere. Angelica è attrice, regista, musicista, autrice di libri e amante della letteratura. Angelica ama l’arte in tutte le sue espressioni, ed è tutto questo e tanto altro. Fragile e forte, caparbia nel volere raggiungere gli obiettivi prefissati nella sua vita, è al contempo malinconica e reattiva quando certe situazioni di vita diventano difficili da superare. E’ il suo carattere, sono i suoi sentimenti che si intersecano tra loro e danno momenti di instabilità in cui fai pure fatica a riconoscerti. Tuttavia, quando ci si guarda allo specchio non per vedere la propria esteriorità ma per guardarsi dentro, scopri cose di te che forse non avevi pensato prima. Ed è ciò che scaturisce da questa lunga ed esaustiva intervista, in cui penso che molti lettori e lettrici si rivedranno così, proprio com’è Angelica Artemisia Pedatella. Diamo dunque inizio alla nostra intervista, non prima di avere augurato a tutti BUONA LETTURA.
Dal punto di vista umano, chi è Angelica Artemisia Pedatella?
“Una sognatrice anarchica. Non vedo confini, uso le regole per quello che valgono, conosco l’infinita possibilità della creatività umana. Quando parlo di creatività, intendo la capacità di sentire, percepire, provare, esprimere, creare mondi, amare e darsi. Si pensa che l’attività del sognare sia qualcosa di antieconomico e forse anche infantile. Eppure tutto ciò che esiste è frutto del sogno. Non ci sarebbero le grandi imprese, le multinazionali, le attività sociali, le grandi costruzioni… Tutto ciò che esiste è frutto di questa fondamentale attività. Quindi sono una che sogna e lo fa senza regole né remore. Poi cerco di mettere in pratica ciò che ho visto con la mente e ci metto sempre il cuore. Anzi, il cuore sono abituata a buttarlo oltre l’ostacolo sempre. Non ho paura di andare da sola contro un muro di gente contraria o di opinioni contrarie. Sono figlia di tutte le mie paure e ci metto la faccia. Così ho imparato ad essere coraggiosa.”
Dentro di te che tipo di donna scopriamo?
“Una donna leale. Sono trasparente come l’acqua. L’onestà è tutto quando si vuol essere autentici con se stessi. Non sono fatta per le convenzioni e non sono “buona” perché così è giusto ed è buona educazione esserlo. Sto più volentieri con i “cattivi” che non con i “buoni”, ho da imparare di più e dentro di loro trovo più onestà. Sono una persona alla ricerca di onestà ed è la merce più rara del mondo. Per il lavoro che faccio, sarebbe davvero sciocco mettere una maschera. La maschera – aveva ragione Pirandello! – ce l’hanno in troppi già nel mondo, non ne serve una per chi di mestiere porta le maschere in scena, come me. Non faccio del mio lavoro la mia bandiera. Io non sono nessuno, sono una che sa affrontare le avventure, che se cade si lecca le ferite e torna all’attacco con più determinazione e sono una che ha una profonda empatia e una pietà infinita per gli altri. Voglio bene a tutti; anche quando qualcuno mi sembra detestabile, non riesco a non provare una profonda tenerezza per chi sbaglia.”
Essere una persona molto social, così come sei tu, aiuta a promuovere la propria immagine, oppure è un modo per relazionarsi con il mondo?
“(Risata) Non sono molto social. Uso i social il minimo indispensabile. Detesto le chat. Distruggono i rapporti tra le persone che sono fatti di contatto vero. La tecnologia è uno strumento straordinario per l’umanità, ma come tutti gli strumenti, se diventa valore, allora c’è un problema. I valori sono tutti invisibili, non possono essere materiali. La tecnologia ha stravolto il rapporto tra valori e materialità, per questo la uso l’indispensabile. La trovo utile solo nella misura in cui permette di dialogare meglio con persone con cui hai già dei rapporti, può aiutare a condividere a distanza dei momenti, aiuta a far conoscere il lavoro che si fa, è un grande strumento per divulgare e anche per studiare, si raccolgono con estrema facilità una infinità di contenuti e per la mia creatività è indubbiamente un immenso oceano di idee e stimoli. Ma, davvero, la guardo sempre con sospetto. Promuovere l’immagine è un concetto pericoloso. Vorrei piuttosto promuovere l’essenza che l’immagine. Il mondo social non è la società, è una immagine costruita e media.”
Sul tuo stato WhatsApp sei sempre presente con aforismi che lasciano pensare a te come una persona che è sempre combattuta da diversi stati d’animo. E’ così?
“Essere combattuti tra tanti stati d’animo è lo stato fondamentale di chi cerca l’evoluzione. Tra le diverse applicazioni social, le “storie” hanno l’utilità di trasferire il valore del momento che cambia in continuazione, una dimensione con cui ci confrontiamo da sempre. Più che combattuta, sono una che combatte. Ed ovviamente il primo nemico con cui combattiamo siamo noi stessi. Condividere dei momenti significa anche trovare affinità con altri che vivono quelle sensazioni. È un modo per starsi vicino a distanza. E poi, magari, incontrarsi… considerato che la tecnologia non è il fine ultimo del vivere sociale ma solo uno stato intermedio. A volte si capisce chi è davvero affine a te da una parola.”
Appari sempre eterea, sognante, malinconica, ma molto attenta alla realtà in cui vivi. Qual è la vera immagine di Angelica Artemisia Pedatella?
“Questa. Sono eterea, sognante, malinconica e attenta alla realtà. Sono tante cose e questo è sempre stato un problema finché non ho capito che essere multiformi è un problema per chi ha paura di questo. Per me, non lo è. Comprendo bene chi è multiforme e so che alla base di questo arcobaleno c’è sempre sensibilità, la capacità di stare in equilibrio vero in un mondo di finte stabilità. Reagisco al mondo così com’è adesso e non potrei fare diversamente, perché non sarei vera. La verità è tutto e non sempre la verità ha un solo colore. Anzi, quando è verità è più spesso variabile. La natura non è forse così? Sereno variabile, tempesta che passa, stagioni che si alternano. Sono come la natura.”
Pensi che la sensibilità sia un boomerang capace di ritorcersi contro noi stessi?
“Mai. La sensibilità è la grandissima arma che abbiamo per entrare a contatto con la vita. Quello che può essere un boomerang è altro: sono il vittimismo, l’incapacità di accettare le cose così come sono, l’inesperienza, la paura. La sensibilità è la capacità di avvicinarsi a tutte le cose e guardarle dentro. Non bisogna certamente avere la pretesa di utilizzare o possedere le cose a cui ti avvicini. Se la sensibilità la si scambia con la vulnerabilità, allora è un’altra storia. La sensibilità impara sempre ad avere forza interiore e grande coraggio.”
Tu che nella vita hai sposato l’arte, pensi che artista si diventi o si nasce?“Credo che tutti nascano con la creatività e l’istinto alla bellezza. Poi ci sono le vocazioni. Chi è chiamato ad essere artista lo diventa fin nel profondo. Sono dimensioni che non scegliamo, ma che ci scelgono. Che non vanno confuse né con la visibilità né con l’ambizione. L’artista potrebbe scegliere l’anonimato totale e svolgere la sua opera ugualmente, arrivando ai cuori delle persone allo stesso modo. Chi “diventa” artista spesso è perché segue i dettami dello show business, ma non si “diventa” mai… si è. Semmai c’è chi “scopre” di essere qualcosa. Forse preferisco pensare che ci sono persone che “scoprono” di essere artiste e persone che non riescono a scoprirlo e persone che amano l’arte senza riuscire a sposare quella dimensione. Perché nascere artista significa nascere con una predisposizione a certe dimensioni che non sono di tutti e in cui non tutti hanno la forza di addentrarsi. Non c’è niente di divertente all’inizio di un percorso così e se non si ha una grande forza interiore, è davvero difficile starci dentro.Poi diventa l’avventura più straordinaria che tu potessi immaginare di vivere. Come tutte le cose belle, più sono difficili e più diventano preziose. Per questo deve essere vocazione. Non basta farsi piacere l’arte. Va amata disperatamente per dire “sono nato, sono nata artista”. A parte che, dopo Michelangelo, definirsi “artista” è quasi arrogante. Tuttavia, poiché le parole sono sempre suggestione e nulla più, dire che ho “sposato l’arte” è forse la cosa più giusta. Ci ho anche divorziato un milione di volte, ma è la mia anima gemella, indubbiamente. I rapporti più veri sono così: turbolenti e bellissimi.”
Angelica, cos’è l’amore?
“Tutto ciò che esiste. Non ci sono parole che possano definirlo. Dante diceva che l’Amore è ciò che muove il sole e tutte le stelle, che muove l’universo intero e l’anima dentro di noi, è quella forza che ci fa guardare con occhi diversi un altro essere umano e che ci spinge a compiere grandi imprese. Non sono sentimenti diversi, è solo quello: Amore. Chi vive in questo flusso sa guardare il mondo e tutto ciò che ci viene incontro con meraviglia. Questo ho imparato, che l’amore ci fa provare meraviglia e questo sentimento tutti almeno una volta lo hanno provato nella vita. Quindi, definire l’amore, non so farlo, ma posso dire di percepirlo chiaramente quando mi lascio andare alla meraviglia. Se tutti vivessero con questa sensazione dentro e sugli occhi, questo mondo sarebbe un paradiso. Il mondo perduto è quello in cui gli uomini hanno iniziato a giudicare e hanno perso il senso della meraviglia.”
Le tue emozioni le vivi con riservatezza, oppure sai essere te stessa anche di fronte agli altri?
“Sono quasi sempre espansiva, tranne quando mi sento in pericolo o mi turbano. Allora mi ritiro. Non ho nulla da perdere, sono quel che sono. Nascondere le emozioni è sbagliato. Certamente bisogna imparare a viverle con armonia ed equilibrio, altrimenti si rischia di diventare ipocriti o psicopatici. Sono una grande guida, le emozioni. Ci dicono dove andare. E ci insegnano anche a stare con gli altri, per cui trovo assurdo chi le nasconde.”
Pensi di avere una personalità poliedrica o ti rivedi in un solo modo di essere?
“Gli altri mi vedono poliedrica, credo. Io sono una. Sono una persona davvero tutta d’un pezzo, quello che dico, faccio. E se non posso farlo, avviso, mi scuso e ne spiego le ragioni. Sono questo, semplicemente. Se faccio una promessa, la mantengo. Sono una. Chi mi stringe la mano, ha firmato un contratto.”
Come vedi l’essere umano?
“Che domanda difficile! L’essere umano è una creatura meravigliosa, piena di contraddizioni, di paure, di errori e di voglia di riscatto. Lo vedo con tutta la tenerezza possibile. So che sbaglia, che fa un mucchio di cose terribili e proprio quando dà il peggio di sé va amato di più perché chi sbaglia ha bisogno di aiuto. Penso che sia alla ricerca continua di qualcosa che lo completi. Quasi tutti quelli che ho incontrato nella mia vita – me compresa – si è alla ricerca consapevole od inconsapevole di qualcosa che ci completi. L’essere umano è immerso in questa solitudine che non comprende e cerca il varco. So che però la solitudine è la nostra illusione. Basta guardare in alto…”
L’amicizia, quella vera, che ruolo ha nella tua vita?
“Ho scoperto da grande che avevano ragione gli antichi: tra tutte le forme d’amore, l’amicizia è davvero quella più pura, più speciale, più grandiosa. Per me è essenziale e sono talmente fortunata che di amicizie vere per davvero ne ho più di quel che avrei potuto immaginare. Per chi ha la fortuna di averla nella propria vita, l’amicizia è un istinto più forte delle relazioni amorose, perché non ha possesso né secondi fini, è davvero l’affinità tra le anime. E anche per chi ha una relazione amorosa, credo che questa sia nulla se non c’è alla base l’amicizia. E, come le cose più speciali, non è bello semplicemente riceverla, ma forse darla è ancora più incredibile. Sono sentimenti intensi. Non credo che avrei fatto nulla di ciò che ho fatto se non avessi amici veri. E mi piace infinitamente, in maniera irrazionale, offrire amicizia e riceverne. È una forma di piacere e di incanto che ha davvero a che fare con il paradiso.”
Fino ad oggi qual è stato il momento più bello per te?
“Ora mi metto a piangere. Tanti, tanti momenti, non uno. Quando abbraccio una persona a cui voglio bene o qualcuno a cui voglio dare il mio affetto, la mia amicizia, quando sono fuori di me mentre ballo o, soprattutto, quando scopro qualcosa di straordinario in qualcuno a cui non davo credito. Ne ho troppi di momenti belli, per dire quale sia il migliore. So solo che i migliori sono quelli che mi fanno ridere e mi fanno piangere di commozione. Ed io rido e piango facilmente. Sono un’istintiva.”
...e quello più brutto?
“Non ci sono momenti brutti. Quelli che mi sembravano brutti sono stati semplicemente costruttivi, l’altra faccia dei momenti belli. Ho imparato a guardare il bene ed il male come due impostori nella mia mente. Non c’è dualità. È tutto uno, tutto una strada che ci porta verso le stelle. Se vuoi arrivare dentro di te veramente, devi stare in mezzo alle sensazioni senza farti sopraffare mai. Un surfista sa che l’onda la domini e ti travolge, fa parte del gioco. Non ho un momento più brutto. Ho tanti momenti che mi hanno messa alla prova, ma va bene così. Ne aspetto altri. Ho imparato a considerarli buoni amici che mi spingono verso la direzione giusta.”
Per te la vita è solo una questione di cuore?
“Solo. Non c’è altro.”
C’è qualche aspetto della tua vita personale che ti piacerebbe cambiare?“Non faccio altro che cambiare. È normale. Man mano che si cresce si impara a cambiare pelle, a migliorare, ad entrare più dentro di sé. Chi non cambia, è morto. Il condizionale, in questo caso, è futile: non è che mi “piacerebbe” cambiare, io sono nel continuo cambiamento e credo che sia il modo più sano e vero per vivere.”
Quando ti senti un po’ triste, ti capita di cercare il mondo racchiuso in quell’isola che non c’è?
“Ho imparato a trattare con cortesia anche la tristezza. Fa il suo dovere. Ti riporta dentro di te, ti costringe a guardare le cose da un altro punto di vista. In genere mi chiudo in me stessa, mi metto sotto le coperte o vado in un posto isolato e mi lascio andare alle sensazioni. A volte studio, ascolto, rifletto, guardo video che mi permettono di approfondire quella particolare dimensione in cui mi trovo, così posso guardare meglio nel pozzo ed uscire fuori dall’altra parte. L’isola che non c’è è un varco.”
La Calabria, terra in cui si diramano profonde le tue radici. Dal punto di vista umano in che modo ti ha formato?“La Calabria è kalòsbrùo, bellezza che ovunque scorre. Mi ha insegnato ad essere vera, forte, coraggiosa, a non fermarmi davanti a niente, a ritornare indietro, a guardare più a fondo in tutto. La Calabria è la mia Itaca. Nella poesia di Kavafis c’è l’essenza di questo sentimento: Itaca non ti regala ricchezze perché ne ha, ti regala di più. Itaca ti dà un motivo per tornare, un viaggio intero per diventare saggio, una strada per ricordarti che puoi essere felice. Questa è la Calabria, la mia Itaca, il mio desiderio di felicità. Qui ho incontrato persone straordinarie e davvero ho potuto incontrare me stessa, Angelica Artemisia, quella che non vedevo altrove.”
Per finire, Angelica. C’è qualche domanda che avresti avuto piacere sentirti fare e che invece durante questa intervista non ti ho fatto?
“Rispondere ad una domanda per me è regalare un pensiero e qualcosa di sé. Non è mai un modo per mettersi in mostra. Forse l’unica cosa che ci terrei a dire è che vorrei ricordare i tanti nomi delle persone con cui lavoro. I miei compagni di viaggio della Compagnia Teatrale BA17, per esempio. E poi, poiché abbiamo parlato di Itaca, mi piacerebbe raccontare della nuova avventura letteraria e teatrale che sto per affrontare con Raffaele Donato, un poeta e un amico straordinario, che ho avuto davvero la fortuna di conoscere e con cui “Fuga dal Labirinto”, la sua opera poetica, sta prendendo una forma speciale e teatrale, come il nostro ritorno comune ad Itaca. Così vorrei parlare dei miei “fratelli” Paolo e Lorenzo… e loro sanno perché… avrei parlato della straordinaria Silvana e di Giada e di Raffaele e di… di tanti altri. Non di me, certamente. Ne ho detto abbastanza. Avrei parlato delle persone belle che sto incontrando sulla mia strada, dei sogni di Sabrina e del talento di mia sorella. Avrei parlato delle poesie di mio padre, della simpatia di mia madre, della nonna… avrei parlato dei ragazzi che scopro in giro con i loro sogni e le loro paure e con i loro immensi talenti. Ma ci sarebbe un libro da fare, non una intervista. Forse, l’ultima domanda, la riservo al giornalista. Cosa pensa Angelica Artemisia di Salvino Cavallaro? Ecco. Questa è una buona domanda. E non è una ipocrisia. Perché credo che chi tenta di dar voce all’interiorità di qualcuno sia una persona luminosa. Ecco, vedi, non ho mai fatto pubblicità a nessuno dei lavori che sto portando avanti perché credo che l’intenzione di parlare solo di anima sia stata davvero un’operazione nobile. Dovremmo parlare di più delle anime e meno delle imprese
Salvino Cavallaro